mercoledì 11 aprile 2018

“Slegàteli”: editoriale di Marco Travaglio

(di Marco Travaglio – da Il Fatto Quotidiano del 11 aprile 2018) –
 Fra i tanti luoghi comuni che circolano sulle intese di governo possibili e/o impossibili, uno dei più ripetuti è questo: il programma dei 5Stelle è molto più simile a quello della Lega che a quello del Pd. Sarà vero? Vediamo i punti principali.
Tasse. La Lega, come il resto del centrodestra, ha puntato tutto in campagna elettorale sulla “flat tax”: la tassa piatta con un’unica aliquota al posto di “scaglioni, detrazioni, deduzioni e bonus”: ferma restando la “no tax area” per i redditi fino a 7 mila euro e la clausola di salvaguardia per quelli fino a 15mila (lì resta il sistema attuale), chi guadagna di più dovrebbe inizialmente pagare un’aliquota unica del 23%, che poi via via dovrebbe scendere fino al 15%. Il che ovviamente, a parte le questioni di equità e progressività, aprirebbe una voragine di decine di miliardi nelle casse dell’erario. I 5Stelle contestano radicalmente la flat tax (Di Maio l’ha chiamata “flop tax” e definita “una follia”, per giunta “incostituzionale”)...
E propongono “una drastica riduzione dell’Irap e del cuneo fiscale” (le tasse sul lavoro) e un nuovo sistema Irpef con tre aliquote: 23% per i redditi fino a 28 mila euro, 37 fino a 100 mila e 42 per tutti gli altri (no tax area fino a 10 mila euro, che salgono a 26 mila in caso di figli a carico). Una proposta molto vicina a quella del Pd: cuneo fiscale ridotto di un punto all’anno (dal 33 al 29% in quattro anni), Ires dal 24% al 22, detrazioni mensili alle famiglie con figli a carico (240 euro per minorenni, 80 per under 26). Qui l’intesa più semplice è fra M5S e Pd.
Lavoro. Il Pd (almeno quello renziano) insiste col suo fallimentare Jobs Act, ma vorrebbe aggiungervi un salario minimo garantito per tutti i lavoratori di entità imprecisata. La Lega ne ha parlato, ma non l’ha scritto nel programma. Il M5S prevede una retribuzione minima del “20-30% sopra la soglia di povertà”: un migliaio di euro al mese per chi lavora full time. Lega e Pd (renziano) sono pro voucher e anti-articolo 18. I 5Stelle sono anti-voucher e pro articolo 18. FI se ne infischia: poche righe molto vaghe su tutta la materia. Qui l’intesa più semplice è fra Pd e Lega.
Povertà. Il Pd vuole raddoppiare da 1,8 a 3,6 miliardi l’anno l’investimento per il Reddito di inclusione (Rei) varato da Gentiloni: ora ammonta a 297 euro mensili a famiglia e riguarda 300 mila persone. Il M5S chiede il reddito di cittadinanza, che costerebbe 15 miliardi l’anno e darebbe 780 euro mensili a 8 milioni di disoccupati o lavoratori sotto i 7.200 euro annui. Il centrodestra tutto considera misure del genere “assistenzialismo”.
Qui l’accordo più agevole è fra 5Stelle e Pd.
Pensioni. Il Pd difende la legge Fornero e insiste sui presunti correttivi del prestito pensionistico e dell’Ape per chi vuole andare in pensione in anticipo. Invece M5S e centrodestra la contestano. Lega, FdI e FI parlano addirittura di “azzeramento”, senza spiegare dove prenderebbero le decine di miliardi di costi aggiuntivi per lo Stato. Il M5S (e ultimamente anche la Lega, nelle dichiarazioni post-voto) vorrebbe ridurre l’età pensionabile a chi ha maturato 41 anni di contributi (la Lega vuole anche mandare in pensione chi ha raggiunto “quota 100”, come somma di età anagrafica ed età contributiva). È l’unico punto programmatico che vede i 5Stelle più vicini alla Lega che al Pd (sempreché il Pd rimanga a trazione renziana: la sinistra ha tutt’altre idee).
Immigrazione. Checché se ne dica, i programmi di tutti i partiti sono molto simili: revisione della convenzione di Dublino che impone accoglienza e identificazione al Paese Ue di primo approdo; rimpatrio degli irregolari, con nuovi accordi con gli Stati africani ancora scoperti; più fondi per la cooperazione con l’Africa; procedure più rapide per l’esame delle domande di asilo. Tutte proposte già contenute nei provvedimenti del ministro dell’Interno Pd Marco Minniti. Fuorché su un punto, che sorprendentemente vede i 5Stelle più rigorosi del Pd sulle condizioni dei campi di raccolta nei Paesi di provenienza (Libia e non solo): il programma M5S prevede l’espresso “divieto di respingere i migranti in Paesi che non rispettino i diritti umani”. Per il resto, sono tutti d’accordo.
Europa ed euro. La vulgata iscrive 5Stelle e Lega al partito “populista” ed “euroscettico” e Pd e Forza Italia a quello “moderato” ed “europeista”. Ma, a leggere i programmi, la verità è tutt’altra. I 5Stelle hanno abbandonato l’idea di un referendum (peraltro solo consultivo e non vincolante) pro o contro l’uscita dall’Eurozona (sul modello britannico pre-Brexit), ma tengono il punto sull’intenzione di riformare i trattati finanziari per rendere l’area euro più solidale e meno rigida sulle politiche di austerità. Di Maio, al Quirinale, ha persino aggiunto che, in attesa di quel passo, il suo eventuale governo rispetterebbe i vincoli di bilancio europei. La posizione pentastellata somiglia molto a quella del Pd (renziano e non) e di FI, da sempre critici con i trattati che impediscono la crescita e favorevole a una maggiore flessibilità, nell’ottica di un’Eurozona più solidale e meno rigida. L’unico programma euroscettico è quello di Salvini, che sogna di “tornare a un’Europa pre-Maastricht” (niente obblighi finanziari, solo partenariato economico-commerciale), ignorare i vincoli di bilancio per finanziare le costosissime promesse elettorali e addirittura mettere in circolazione i “mini-Bot” come moneta parallela nei rapporti fra Stato e privati. Anche qui l’intesa più semplice è quella fra 5Stelle e Pd (e FI).
Ricapitolando: la sintonia ideale M5S-Lega è una fake news. Chi vuole quel governo se ne inventi un’altra.---

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