mercoledì 20 settembre 2017

Catalogna, Madrid manda la Guardia Civil negli uffici del governo: 14 arresti. Proteste in strada

Catalogna, Madrid manda la Guardia Civil negli uffici del governo: 14 arresti. Proteste in strada

Tensione altissima in vista del referendum del primo ottobre per l'indipendenza, ritenuto illegale dalle istituzioni nazionali. Tra i fermati il segretario generale dell'economia della Generalitat. Il primo ministro Rajoy: "Unica risposta possibile". Il presidente Puidgemont: "Ma faremo il referendum lo stesso". La sindaca di Barcellona Colau: "Scandaloso". Sequestrate 10 milioni di tessere elettorali...

BARCELLONA - Tensione altissima tra Madrid e Barcellona con l'avvicinarsi del referendum catalano per l'indipendenza. Stamattina agenti della Guardia Civil hanno arrestato Josep Maria Jové, braccio destro del vice presidente catalano, insieme ad altre 13 persone tra funzionari ed esponenti del governo regionale, in quanto principali organizzatori del referendum non riconosciuto da Madrid e previsto per il primo di ottobre. Fra gli arrestati il direttore del dipartimento di attenzione ai cittadini del governo Jordi Graell e il presidente del Centro delle telecomunicazioni Jordi Puignero....


Inoltre sono in corso delle perquisizioni della stessa gendarmeria, che è un corpo nazionale con funzioni di polizia militare, negli uffici dell'esecutivo di Barcellona. A riferirlo un portavoce della Generalitat: "Sono entrati nei dipartimenti Affari economici, Esteri e della Presidenza dell'esecutivo regionale".

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La Guardia Civil ha perquisito anche gli edifici dell'ufficio delle Entrate, del Welfare e del Centro Telecomunicazioni regionale, mentre ieri gli agenti avevano perquisito una società di posta privata, sequestrando l'80 per cento delle notifiche di convocazione ai seggi referendari destinate agli elettori in vista del voto del primo ottobre. Sono state inoltre sequestrate dieci milioni di tessere elettorali.
 


Dopo gli arresti, davanti alla Generalitat si sono radunate centinaia di persone per protestare contro l'azione dei militari. La manifestazione è tuttora in corso, con striscioni e cori contro le "forze di occupazione". Si sono registrati momenti di tensione tra gli indipendentisti e la Guardia Civil. Le persone che protestano hanno cercato di bloccare gli agenti che stavano cercando di scortare uno dei dirigenti dell'amministrazione arrestati nel blitz di questa mattina. Non ci sono, al momento, né feriti né fermati.

Nel pomeriggio alcune unità antisommossa della polizia hanno preso posizione davanti alla sede del partito indipendentista di sinistra Cup a Barcellona. Secondo El Periodico online sarebbero in attesa di un ordine giudiziario per entrare. Su Twitter il partito antisistema ha reso noto di avere tolto dalla sede e "distribuito in tutto il Paese" il materiale elettorale per il referendum del primo ottobre, dichiarato "illegale" da Madrid.
 


· LE REAZIONI
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, parlando nell'aula del Congresso dei deputati spagnolo, difende la decisione dell'esecutivo: "Il governo tutela i diritti di tutti gli spagnoli", ha dichiarato in Parlamento, "i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l'obbligo di far rispettare la sentenza". In aula, a Rajoy si è duramente contrapposto il dirigente della sinistra repubblicana catalana Gabriel Rufian: "Tolga le sue sporche mani dalla Catalogna" gli ha intimato. Madrid ha incassato il sostegno della cancelliera tedesca Angela Merkel: "Abbiamo a cuore la stabilità di un partner così vicino".
 

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Il presidente della Catalogna Carles Puigdemont ha convocato una riunione d'urgenza del governo locale. Presente anche l'ex presidente Artur Mas. "E' stata sospesa la democrazia, il governo spagnolo ha oltrepassato la linea rossa" e "si è convertito in una vergogna antidemocratica", ha detto Puigdemont, il quale ha confermato che il primo ottobre il referendum sulla indipendenza si farà e ha chiamato i cittadini catalani a "dare una risposta ferma, con un'atteggiamento civile e pacifico".

Su Twitter ha risposto all'arresto del suo braccio destro il vicepresidente catalano, Oriol Junqueras: "Stanno attaccando le istituzioni di questo Paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo".
 


La sindaca di Barcellona Ada Colau ha definito "scandaloso" quanto sta succedendo in città: "È uno scandalo democratico che si perquisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici. Difendiamo le istituzioni catalane".
 


Il blitz contro le istituzioni catalane ha provocato la dura reazione anche di Podemos: "E' una vergogna" ha detto il segretario Pablo Iglesias, "in Spagna tornano a esserci detenuti politici".

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· I PRECEDENTI
Questa è solo l'ultima delle azioni intraprese da Madrid per impedire il referendum d'indipendenza previsto per il primo di ottobre. L'ultima era stata il blocco dei fondi federali di Madrid, per evitare che soldi pubblici venissero utilizzati per un referendum considerato illegale e anticostituzionale dal governo centrale.

Nei giorni scorsi Puigdemont aveva firmato il decreto per convocare la consultazione popolare. Su richiesta del governo spagnolo, la Corte costituzionale ne aveva sospeso l'efficacia: Madrid considera illegale il referendum e ha fatto capire che non terrà conto dell'esito di una pronuncia che potrebbe minacciare l'unità e l'indivisibiltà del paese, sancite dalla Costituzione spagnola.
 


Circa 700 sindaci catalani su 948 hanno accolto positivamente la decisione della Generalitat, promettendo di garantire l'apertura dei seggi e il regolare svolgimento delle votazioni. La Procura di Stato nazionale ha aperto un fascicolo nei loro confronti, mentre Madrid ha dato un ultimatum finanziario alla comunità regionale.

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