lunedì 5 giugno 2017

Fulvio Scaglione. Si spacca la Nato Araba: "Riyad ha messo l'occidente spalle al muro"

Torre al-Faisaliya a Riyadh, Arabia Saudita

Fulvio Scaglione.

Crisi diplomatica senza precedenti nel Golfo Persico. Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi ed Egitto hanno rotto i rapporti diplomatici con il Qatar.

Hanno 48 ore gli ambasciatori del Qatar per uscire dai paesi, nel frattempo sono state chiuse tutte le frontiere aeree e terrestri verso la nazione accusata di sostenere organizzazioni terroristiche e di interferenze negli affari interni del confinante Bahrein. Quest'ultimo, in particolare, accusa il Qatar di «incitamento dei media, il sostegno alle attività terroristiche armate e i finanziamenti legati a gruppi iraniani per sabotare e diffondere il caos in Bahrein».
Già dieci giorni fa gli alleati di Riyad avevano bloccato le trasmissioni di Al-Jazeera, con sede a Doha, nei loro Paesi e nelle capitali arabe, riporta oggi Stabile su La Stampa, "girano da giorni voci di un intervento delle truppe egiziane e saudite nella penisola, per detronizzare l'Emiro. La Borsa di Doha è crollata, mentre il prezzo del petrolio è schizzato in alto. Il Qatar è uno dei più grandi esportatori di gas al mondo e condivide con l'Iran un enorme giacimento nel Golfo persico, una delle ragioni della sua posizione più accomodante verso Teheran"...
Abbiamo chiesto ad un grande conoscitore dell'area come Fulvio Scaglione, ex vice direttore di Famiglia Cristiana e fonte autorevole su diverse testate, di aiutarci a comprendere meglio la decisione e la posta in gioco.
Fulvio Scaglione, giornalista di Famiglia Cristiana, esperto di politica internazionale
© FOTO: FORNITA DA FULVIO SCAGLIONE
Fulvio Scaglione, giornalista di "Famiglia Cristiana", esperto di politica internazionale
— E' stato sorpreso dalla decisione?
— In parte si. Anche se il viaggio di Trump ha accelerato un percorso che era già iniziato e non avremmo dovuto essere colti di sorpresa più di tanto. Nel viaggio a Riyad, il neo presidente statunitense ha legittimato e dato grande forza a Re Salman. Certo, la politica degli Stati Uniti non è che sia cambiata oggi — il record di vendita delle armi raggiunto da Trump supera il record precedente di cui si può "vantare" l'amministrazione Obama — ma quest'ultimo viaggio è stato un messaggio chiaro al mondo.
— In che senso?
— Nel senso che gli Stati Uniti hanno chiarito inequivocabilmente come avrebbero sostenuto in tutti i modi possibili l'Arabia Saudita nella sua lotta contro quello che rappresenta il vero nemico di Riyad: l'Iran. Non va sottovalutato che le due capitali scelte da Trump per il suo viaggio — in concomitanza elemento da non sottovalutare con le elezioni iraniane — fossero Riyad e Tel Aviv. Messaggio chiaro che ha dato forza a quanto deciso oggi da Riyad e dagli altri paesi del golfo contro il Qatar.
— La causa principale di questa rottura è quindi da ascrivere all'Iran e alla posizione "moderata" del Qatar verso la Repubblica Islamica?
Sei paesi arabi tagliano rapporti diplomatici con il Qatar
© SPUTNIK. VITALY PODVITSKY
— Si, ma non solo. E' chiaro che l'Iran rappresenti il convivato di pietra. Ma da decenni l'Arabia saudita, con coerenza, dedizione e miliardi e miliardi di dollari, lavora assiduamente perché il waabismo abbia il monopolio del mondo islamico. Le voci discordanti non vengono accettate e si cerca di abbatterle. Chiaramente in primis lo sciismo e le sue applicazioni in Iran, Siria e Yemen, ma, in generale, anche tutti coloro che assumono posizioni più dialoganti come il Qatar.
— L'ha sorpresa che anche l'Egitto abbia aderito al blocco contro il Qatar?
— Qatar significa Fratelli Musulmani e quindi no, non mi ha sorpreso.
— In questi anni, e l'Italia ne è chiaro esempio, il Qatar ha conquistato spazi enormi in Occidente grazie ad enormi finanziamenti e investimenti. Che strategia utilizzerà per difendersi da questo blocco imposto dai paesi vicini?
— Innanzitutto, il Qatar non è privo di armi, oltre ai grandi finanziamenti fatti in occidente certo. Ma il colpo è duro e le ripercussioni saranno enormi per il paese. Anche le prossime decisioni della Turchia ci diranno molto da questo punto di vista. Ora è troppo presto per sbilanciarsi.
— E l'Occidente che farà?
— Ecco questa è la vera questione. Che cosa facciamo noi adesso? Assecondiamo quanto ci dice chi più di tutti ha finanziato e supportato quel terrorismo responsabile della destituzione recente del Medio Oriente? Assecondiamo quanto dice il nostro "alleato" saudita e consideriamo valide le sue affermazioni, vale a dire che il Qatar finanzia il terrorismo? E allora come reagiamo? Sanzioniamo, imponiamo embarghi d'armi e commerciali a chi finanzia il terrorismo, cioè il Qatar? Oppure, se non lo facciamo, diciamo esplicitamente che l'Arabia Saudita ha torto? E allora: cosa facciamo verso l'Arabia Saudita e l'esportazione del wahhabismo? Continuiamo ad inondarlo di armi e mezzi magari per una prossima invasione del Qatar oltre che per continuare a massacrare lo Yemen?
— Questo nuovo scontro nel mondo islamico aizzerà ulteriormente il ciclo di attentati in corso in Europa?
— Non saprei. Ma qui molto spesso si commette un errore di valutazione grave. Come nelle analisi per il variegato mondo islamico viene analizzato tutto come se fosse un unico grande calderone, lo stesso sta avvenendo con gli attentati terroristici in Europa. Prendiamo gli ultimi due casi. Mentre quello di Manchester è il frutto di organizzazione, struttura e ordigni non del tutto rudimentali, l'attacco a Londra è il contrario, frutto di pazzia non controllabile. Quest'ultimi chiaramente preoccupano dipiù. Ma invito alla prudenza nelle analisi. Qui la vera questione è come noi vogliamo difenderci. Chi è che predica in Europa? Chi li finanzia? Sappiamo chi e cosa c'è dietro questo fermento? E' il momento di rispondere a queste domande, anche se le risposte non sono in linea con la politica estera dei nostri governanti.
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

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